giovedì 27 settembre 2007

I can't get no (satisfaction)


Questa non la dimenticherò finchè campo. Anni 70. Scuola elementare. Classe 4a C. Una ventina di bambini seduti ognuno al proprio posto. Le femminucce in casacca bianca e i maschietti in casacca blu.
La maestra comincia a dettare la traccia del tema da svolgere:
"Guardate la televisione?..."
"Certo che la guardo!" penso io intanto che scrivo.
"...Quali sono i vostri programmi preferiti?..."
"Uhmm... vediamo... Naturalmente i cartoni animati e poi..."
"... e perchè vi piacciono?"
"???"
Alzo la mano sventolando la penna: "Scusi, non ho capito la domanda: perché ci piacciono i programmi??"
"Si, devi spiegare il motivo per cui ti piacciono i programmi che guardi alla televisione."
"Ah... va bene..."
Tiro giù la mano e comincio a masticare il tappo della penna Bic.
Panico totale. Penso "Cazzo!" (no, in realtà non lo pensavo. In quarta elementare "cazzo" non lo dicevo e, per quanto mi ricordi neanche lo pensavo). "Accidenti!", penso. "Che #### ne so io del perché mi piacciono?! Voglio dire: so benissimo cosa mi piace ma come diavolo faccio a sapere perché?!" La domanda non aveva alcun senso. Per me quei programmi mi piacevano perché erano belli. Punto.
Dopo i primi 10 minuti di terrore trascorsi a rimuginare sulla cosa fissando il foglio bianco, non venendo a capo della cosa decisi di girare intorno al problema. Ricordo che feci un breve elenco dei programmi che mi piacevano e scrissi qualcosa tipo :"I documentari perchè sono istruttivi, i cartoni perché sono divertenti, e i film d'avventura perché sono avventurosi."
Risultato: 5+.
Da quel giorno è passato un secolo ma ne conservo un ricordo assolutamente chiaro e lucido. Come se tutto questo fosse successo oggi. Il punto è che se questa cosa mi capitasse oggi avrei gli stessi identici problemi di allora. Ancora oggi guardo un film (o leggo un libro, o un fumetto) e, se mi piace, non riesco a capire perché. Se invece il film (o libro, o fumetto) NON mi piace ne conosco perfettamente il motivo. Intendiamoci: in tutti questi anno ho sviluppato una buona attitudine all'analisi delle cose e , se voglio, posso capire e spiegare in modo piuttosto esauriente perché una qualsiasi cosa mi piace ma mi sono accorto che dopo averla analizzata quella cosa non mi piace più. Se la analizzo mi va a puttane il "sense of wonder" che mi aveva tanto colpito. Suppongo che si tratti dello stesso processo per cui non sei più attratto dall'oggetto di cui hai capito il funzionamento dei meccanismi interni oltre la facciata. In altre parole: non puoi vivisezionare un organismo vivente e pretendere che quell'organismo continui a vivere.
Naturalmente tutto questo si riflette, in modo anche pesante, sul mio essere un lettore di fumetti. Non so perché "The high cost of living" -tanto per sparare un titolo a caso- mi sia piaciuto tantissimo e NON lo voglio sapere. Se invece leggo un albo che non mi piace non ho alcun problema, dopo, ad analizzarlo.
Quindi so perfettamente perché non mi piacciono la maggior parte delle produzioni Bonelli o, più in generale, il 90 per cento del materiale a fumetti, italiano e straniero, mainstream o no, su cui riesco a mettere le mani.
Generalizzando al massimo (si, lo so che non sarebbe corretto generalizzare, ma questo è un post in un blog, non un trattato di estetica del fumetto che, date le premesse, non sarei neanche in grado di scrivere) potremmo dire che quello che mi dà più fastidio è il tratto anonimo e l'assoluta banalità di soggetti e sceneggiature. Quasi mai un'idea che si discosti dagli stereotipi del fumetto a da quelli che del fumetto non sono ma da cui il fumetto attinge a piene mani. E praticamente mai un elemento che possa definirsi sorprendente.
Non so di chi è la colpa di tutto questo (ammesso che di colpa si tratti). Non so se è degli editori, degli autori o dei lettori.
So solo che è da molto tempo che non leggo qualcosa di pubblicato che mi sia piaciuto davvero.
Ho però letto parecchie cose NON pubblicate che mi hanno entusiasmato: ho odiato di un odio piacevole e viscerale il protagonista dell'ultimo racconto di Susanna. Lo so, detto da me non fa testo, ma sul serio la ritengo una delle più sorprendenti scrittrici (e sceneggiatrici) in circolazione. Ok, "Inside" non mi ha entusiasmato e non mi entusiasma, ma il resto, tutto il resto della sua produzione è da pelle d'oca. Lo stesso vale per gli scritti e le sceneggiature di Tommaso Destefanis, di cui, se tutto va bene, dovrebbe uscire a novembre il fantastico "Madadh", oltre che il "Cimitero dei calamari" che ha vinto il Lucca Project Contest lo scorso anno.
Una menzione spetta anche ad Antonio Solinas: come dicevo qualche post più sotto, la sua sceneggiatura di una monotavola (no, "Mono" non c'entra niente) su cui ho lavorato qualche mese fa è una delle cose più carine e divertenti da disegnare che abbia letto.
Tornando un attimo al project contest è curioso notare che gli sceneggiatori vincitori del LPC siano in assoluto fra i miei preferiti.
Non vedo l'ora di conoscere i vincitori della prossima edizione.

venerdì 14 settembre 2007

Sceneggiatori e disegnatori


Ho trascorso l'intera estate lavorando. Mi sarebbe piaciuto andare in vacanza ma essendo quello che si usa chiamare "libero professionista", essendo restato a grattarmi la pancia (per mancanza di lavoro) a giugno e luglio ed essendo che (terribile l'espressione "essendo che", vero?) quando vado a pagare le bollette in posta non mi accettano tavole originali ma pretendono, quegli stolti, la vile cartamoneta in vacanza non ci sono andato.
Ho invece realizzato un superbo sito web, partecipato a qualche concorso, impaginato qualche libro, realizzato un'illustrazione per il prossimo numero di "Mono" e realizzato qualche logo.
Certo, avrei preferito lavorare a qualche storia a fumetti ben pagata ma, come ormai sanno anche gli scoiattoli, a meno di non lavorare per Disney o Bonelli in italia è quasi impossibile lavorare a "qualche storia a fumetti ben pagata". Nonostante questo ho realizzato anche una lunga serie di "due canoniche tavole di prova".
Per quelli che non masticano il "fumettese": Uno sceneggiatore che vuole proporre un progetto a fumetti ad una casa editrice, che sia italiana o straniera, deve allegare al dossier del progetto anche due tavole del fumetto, in modo che l'editore possa avere una buona idea di ciò che sta per comprare (oppure rifiutare). Così ho trascorso l'estate ANCHE a disegnare per una serie di progetti e a discutere con quegli strani e bizzosi personaggi che sono gli sceneggiatori.
Il grosso problema degli sceneggiatori è che in genere non sanno disegnare. Questo vuol dire che per realizzare le tavole del loro beneamato fumetto devono rivolgersi ai disegnatori.
Il disegnatore, anche quello più disciplinato (e io NON lo sono), comunque difficilmente riuscirà a visualizzare sulla tavola PRECISAMENTE quello che lo sceneggiatore ha in testa e questo, ahimè, rende di solito gli sceneggiatori un po' frustrati. Consideriamo inoltre che per uno sceneggiatore la vita è un po' più dura (NON puoi rompere le palle ad un editor durante una fiera del fumetto chiedendogli di "dare un'occhiata veloce" alle 32 cartelle dattiloscritte che ti sei portato dietro).
Bisogna capirli.
D'altra parte lo sceneggiatore è considerato comunque il "creatore" della storia e dei personaggi e, a differenza di quello che accadeva fino a 10-15 anni fa, oggi gli sceneggiatori contendono ai disegnatori il ruolo di "star" di un albo o di una serie. ANCHE se gli ci vuole qualche oretta a sceneggiare una tavola che poi il disegnatore impiegherà tre o quattro giorni a realizzare.
Tutto sommato forse mi piacerebbe sceneggiare qualche storia. Potrei scegliermi i miei disegnatori preferiti per disegnare la mia storia. A questo punto SICURAMENTE vi starete chiedendo chi siano quelli che ritengo i migliori disegnatori italiani in assoluto. Beh, nessun dubbio: una è MAIS2. Una forza della natura e un tratto che mette i brividi. L'altro è DANIELE TOMASI. La sua tavola per il prossimo "Mono" è tra le cose meglio realizzate che ho visto negli ultimi tempi.
Lo so, probabilmente vi aspettavate dei nomi più blasonati, magari di quelli che, strapagati, lavorano per delle major che fanno fumetti mainstream. Stronzate. Trovatemene uno che lavori per una major italiana e il cui tratto sia potente solo la metà di quello di Mais o affabulatore solo la metà di quello di Daniele.
Si, ok, ci sono rarissime eccezioni, c'è gente straordinaria come Gipi (che però in Italia pubblica per la Cocconino che mainstream non è) ma si tratta, appunto, di eccezioni. E già che ci sono potrei anche elencarvi quelli che ritengo i migliori sceneggiatori italiani ma non lo farò. Me li tengo buoni per un prossimo post.

Kisses & Hugs (come direbbe il prode ominokk)

Arm

sabato 8 settembre 2007

E' VIVO! E' VIVO! E' VIVO VIVO!


Ebbene si! Sono ancora vivo! So che ormai non ci speravate più e so anche che i più malfidati di voi erano convinti che me ne fossi andato in vacanza per due mesi alle Galapagos. Beh, NON è così. Purtroppo. Molto più semplicemente mi è piovuta addosso un mole di lavoro tale che per realizzare il tutto mi sono dovuto ritirare nel mio eremo dove ho lavorato giorno e notte alla fioca luce di un'umile cero mentre fuori il vento ululava e la pioggia cadeva a scrosci. Intanto il resto del mondo era alle prese con discoteche, macchine fotografiche, flirt estivi, turiste in topless e bagni a mezzanotte.
Ma, signori, il punto focale di tutto ciò è che in questi (quasi) due mesi di assenza ho PRODOTTO. Ho creato nuove, strane forme di vita che saranno presto (spero) a disposizione del pubblico pagante (ma anche non pagante) per la gioia di grandi e piccini. Restate in ascolto, o voi che avete orecchie per udire, 'che a breve posterò assaggi di ciò che una malefica mente può partorire.

Dixi.

Ah, già che ci siamo vi cambio anche canzone della settimana, dato che mi è giunta voce che a furia di ascoltare "he's so gay" alcuni di voi hanno cominciato a sviluppare strane fobie.