giovedì 29 aprile 2010

L'incubo di ogni sceneggiatore.


É ufficiale. Ho finito "Inferno". Tutte le 114 tavole finemente disegnate, inchiostrate e colorate sono in attesa di essere letterate da un fine letterista francese ed essere stampate in un prestigioso volume. Naturalmente nessuno può sapere quando questo accadrà. Ma di questo al momento non mi interessa più di tanto. Sarebbe interessante invece la risposta alla domanda "Cosa succede adesso?" o, meglio, "Cosa farò adesso?". La risposta è "Non lo so". Beh, naturalmente attaccherò disegnare il quarto (e ultimo) volume di Ravenstock, ma questo era già in preventivo. E potrò anche realizzare le tavole di Rusty Dogs. Ma anche questo era già in preventivo. Quello che non era in preventivo è che il lungo periodo dedicato alla realizzazione di Inferno ha totalmente stravolto il mio approccio alla sceneggiatura. Mi sono accorto di non sopportare le sceneggiature blindate. Disegnare scene che non "vedo" oltre che a prolungare all'infinito i tempi di realizzazione di un lavoro mi provoca una sofferenza quasi fisica. Un dolore sordo, un senso di oppressione che parte all'altezza della laringe e arriva fino alla base del diaframma. E che dura per tutto il tempo di lavorazione.
Non va bene. No, non va bene. Per niente.
E allora?
Allora adesso si cambia. Si cambia registro. Si cambia tutto.
Voglio il controllo di tutta la parte visiva. Non voglio entrare nel merito dei dialoghi. Non entro nel merito della successione degli avvenimenti e delle sequenze. Non entro nel merito di tutta la parte riguardante strettamente la sceneggiatura. Ma voglio la regia delle sequenze. Voglio la regia della recitazione dei personaggi. Voglio il controllo delle ambientazioni e di tutta la parte visiva del lavoro. Se posso metterci del mio allora bene. Se possiamo parlare della sceneggiatura sequenza per sequenza allora bene. Se non è possibile allora no, grazie.
Lo so che tutte queste belle rivendicazioni non mi facilitano certo la vita lavorativa e che, a queste condizioni, la maggior parte degli sceneggiatori preferirebbe cavarsi un occhio piuttosto che lanciarsi in un progetto con il sottoscritto, ma che vuoi farci? Non sono mai stato un disegnatore facile da gestire. Lo so e per certi versi me ne dispiace anche. Se riuscissi ad essere semplicemente il braccio armato (di matita, pennino, pennello, ecc.) dello sceneggiatore sicuramente vivrei meglio e guadagnerei anche molto di più. Ma non ci riesco, scusate.
Beh, intendiamoci, potrei anche accettare di ingoiare tutto e realizzare lavori in cui mi si richiede tutto ciò ma per farlo dovrebbero pagarmi bene, ma dico veramente bene. Quindi diciamo pure che questo rischio in Italia non lo corro di certo.
Infine, per tutti quelli che nell'ultimo anno mi hanno spedito sceneggiature o progetti chiedendomi se mi andasse di realizzarli e a cui ho risposto di no perché ero impegnato con Inferno: poteva andarvi peggio. Avrei potuto rispondervi di sì. Avreste avuto a che fare con l'incubo di ogni sceneggiatore.